appena ritirata    prime impressioni

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BETA RR 450

Appena ritirata

16 Aprile 2005

Il tempo vola e le cose cambiano, dopo aver riscoperto il piacere del fuoristrada con una piccola grande moto che non dimenticherò facilmente eccomi arrivato al limite. Una barriera insormontabile quella che mi si parava davanti, avevo spremuto la Alp 4.0 all'osso ed ormai ogni uscita era divertente ma iniziavo a volere di più. Dopo molti pensieri ed una buona osservazione del mercato mi sono deciso a compiere il grande passo. La scelta è caduta di nuovo sulla Beta, le prove lette tutte entusiasmanti, complice anche il fatto di avere l'officina a tre km da casa. Finalmente riesco a provarla, una strana sensazione: è stretta, leggera, meno nervosa del previsto ma non oso spingere, la moto non è mia e sono praticamente su  strada provinciale. Dalla prova all'acquisto il passo è breve.

Me la consegnano di sera, sono eccitato come un bambino, mi spiegano qualcosa che non ascolto neppure tant'è la foga di salirci su e scappare via nel vento. Parte alla prima, il motore un tuono. Dopo averla scaldata parto con un filo di gas ma la curiosità è tanta e percorse poche centinaia di metri provo ad aprire, poco, quanto basta per sentire che i cavalli ci sono tutti e tutti sono ben domati e pronti a partire al galoppo. La prima uscita è per domenica.

 

Prime impressioni

17 Aprile 2005

Nonostante la pioggia, in un momento di squarci tra le nubi, sono salito sulla Beta e partito all'avventura. All'inizio, sull'asfalto, ho avuto qualche difficoltà a trovare il giusto equilibrio, poi appena arrivato alla chiesa di San Quirico (meglio battere sentieri noti, la prima volta) è iniziato lo sterrato, ora viscido per il fango ora per le pietre affiorate dopo il dilavamento della pioggia. Salgo piano, mi sento come se Claudia Schiffer mi avesse offerto di trascorrere alcune ore con lei: impacciato. Per evitare gesti maldestri, come metterle subito una mano sul sedere, vado con un filo di gas, in piedi. Ancora non trovo la posizione giusta, la sto guidando come la Alp e faccio fatica. Salgo nel bosco, devastato dal vento, ovunque alberi schiantati al suolo e tante pietre. Dopo una decina di km, sinceramente un po' affaticato dallo stile di guida decido di cambiare strategia e lascio a Claudia/GingeRR l'iniziativa, così evito figuracce. L'assecondo, lascio che sia lei a portarmi e non il contrario. Piano piano sento che ci stiamo amalgamando, iniziamo ad essere un tutt'uno, io e lei. Sento i tasselli sulle pietre, il telaio, il motore di una elasticità tale da lasciarmi stupito. Provo ad aprire: un tuono esplode dallo scarico mentre lei scivola dritta sul fango con uno straordinario senso di controllo. Più apro più lei risponde dolce, sinuosa, morbida, calda. Arrivo ad un incrocio, sulla destra sale una pietraia, non sembra difficile. Imbocco la salita e leggero come una piuma salgo su, le gomme mordono le pietre, ma lo fanno delicatamente, senza schizzarle ovunque. Seconda, terza, e lei sale con la voce che sussurra potenza e controllo. Sono estasiato, mi butto in una discesa ripida e stretta, sul fondo mi attende una sorpresa, un grosso albero sbarra la strada e non c'è possibilità di aggirarlo. Punto la ruota anteriore contro il ciglio e scendo, aiutato dalla sua altezza perfetta per i miei zamponi; afferro il cavalletto e tiro, le cede e mi porge il fianco, altro tiro ed eccola invitante, pronta ad essere cavalcata.
Temo una sudata visto che parto in salita invece lei parte subito, senza esitare, portandomi in cima in un lampo. Scendo su una larga strada sterrata fino al paese di Santomoro, testando i freni che trovo eccellenti, forse da regolare nell'altezza della leva del posteriore. Poche centinaia di metri d'asfalto, due ragazzi fermi su moto da cross, forse 250 cc ed ecco una bella salita ricca di tagli dell'acqua. Apro e lei salta come un'antilope, morbida sull'atterraggio, ferma piantata sul terreno bagnato. Piove a tratti, arrivo fino al piano dove un bosco di faggi appare semi distrutto dal vento, un paesaggio primordiale se non fosse per i bossoli di cartuccia sparsi ovunque. Attraverso una serie di pozzanghere, veri e propri laghetti che riempiono gli stivali stretti poco per l'emozione. Finisco il mio giro con i piedi in ammollo, bagnato, sporco di fango ma felice. Arrivato sull'asfalto mi accorgo che adesso la giuda è facile e che lei asseconda i miei movimenti come in fuoristrada. Non vi annoio oltre.

24 Aprile 2005

La scusa era provare la maglia che la Beta mi ha ragalato: bellissima! Quindi alle 11 mi sono bardato e sono partito, direzione Villa di Celle a Santomato, là dove per salire si passa accanto ad una gigantesca scultura d'acciaio arancione, il ventre della balena di Burri (mi sembra d'essere il mago Forrest quando parla di cultura...). Salgo su per per una strada bianca molto pietrosa, devo ancora ritrovare il feeling con lei quindi passo regolare, anche se mi rendo conto che l'andatura lenta con l'RR è di almeno 15 km/h superiore a quella che tenevo con l'Alp. Salendo nel bosco trovo un tringolino arancione che indica un percorso, sopra c'è scritto Riga Gomme, il terreno è molto smosso e pure di fresco. Seguo il cartello e percorro la strada dove volò Winnone qualche mese fa, quando uscimmo in branco. La strada è segnata dal passaggio di molte moto e precisi trinagoli arancioni segnano la strada corretta negli incroci. Sento un rumore alle spalle, tre centauri fangosi mi superano senza il minimo saluto, scomparendo dopo poco, cavolo come spingono! Chissà se un giorno..? Proseguo il percorso scoprendo nuovi sentieri che mi portano su per pietraie scivolose dove la mia adorata sale che è una bellezza. Il motore è un elastico, vado su di seconda, terza con un fil di gas, e ogni tanto apro per provare l'ebbrezza di schizzare in avanti con tutta la potenza che esplode modulata. Salgo nel bosco e discendo, salgo di nuovo, molti alberi abbattuti dal vento sono ora segati e permettono un agile passaggio. Vengo sorpassato da altri tre motociclisti, tutti K, uno di loro ringrazia perchè mi faccio da parte. Credo di essermi infilato in una competizione ma dato che non ho visto cartelli decido di proseguire. M'infilo su per un sentiero viscido composto da scaglie di pietra e sassi, spalmati di terriccio. Non sono in gara, voglio divertirmi, seconda, filo di gas, traiettorie precise e su, lentamente liscio. Finisco in un tratto di sottobosco con pozzanghere enormi, godo nel sollevare un'onda d'acqua che mi ricopre di fango. Il percorso è lungo e molto gradevole, sono ben equilibrati i tratti impegnativi con i veloci, le salite, le discese ed i tratti in piano. Gira che ti rigira arrivo ad un grosso incrocio nel bosco, ci sono auto, moto e diverse persone, d'evesserci una gara non ufficiale a cronometro. Proseguo, voglio finire l'anello, dopo pochi km arrivo al punto da dove sono partito e come un bambino al luna park penso: Ancora! Provo ad aumentare il passo, di poco. Lei fila liscia che è un piacere io però inizio ad essere ben frullato, è da un'ora e un quarto che viaggio senza fermarmi. Ci pensa una bella pietraia a farlo, mi parte il retrotreno su un pietrone liscio, la moto s'intraversa, piede a terra, si ferma ma pende. Con uno sforzo disumano la tengo e lentamente l'accompagno a terra, mi giro e la tiro su, leggera. Tre secondi di starter e riparte. Grande Mago! Percorro altri cinquecento metri e decido di fermarmi un attimo. Vengo raggiunto da un ragazzo su un'Honda 125, si è perso (noto con orrore che ha le scarpe da ginnastica!), è coperto di fango ed è stato cazziato perchè girava contromano mentre cercava di tornare sull'asfalto. Decido di aiutarlo ed attraverso altri sentieri fuori pista lo riorto sulla felciana e lo lascio in un punto che conosceva. Ringrazia e mesto rientra verso casa dopo avermi confessato che ha comprato questa moto per fare il fighetto e che praticamente ci gira solo su asfalto, era la seconda volta in un anno che faceva fuoristrada e non sembrava intenzionato a ripetere l'esperienza. Torno nel bosco evitando il percorso della gara, faccio un'altra decina di km, poi, infangato fin sul casco e felice come una pasqua me ne torno a casa.

2 Maggio 2005

Una stupida caduta. Dopo tre ore in giro nei boschi sono stupidamente caduto i avanti mentre scendevo una normale pietraia in discesa, a 5 all'ora. Stupida perchè sono caduto di peso sul manubrio ed ho fatto un bel danno: attacchi e manubrio andati. Pazienza.

15 Maggio 2005 Giro sulle colline di Fornovo Taro

Beta, sponsor ufficiale Pasta Barilla! Al prossimo giro porto un po' di sugo e due spaghetti, Giampa ci mette il parmigiano... Praticamente ha bollito l'acqua tre volte, la prima delle quali ha stappato via il manicotto dal cilindro. Anche le plastiche hanno ceduto. Sinceramente non mi sembrano cose serissime ma piccoli aggiustamenti a cui, purtroppo, siamo sempre più abituati facendo da tester. Stasera la porto dal mecca e la faccio sistemare ben bene. Per il resto sono davvero felice perchè si è comportata bene su un fondo difficile, ora pietraia, ora pietraia e fango scivoloso. Un grazie particolare va però a Gino, il Davvy Crochet (si scriverà così?) che ci ha fatto fare un giro da paura, su e giù per gl'irti colli, in mezzo a fresche frasche, guidando da professionista (mi piacerebbe davvero prendere lezioni da uno così). Spettacolare Gardo col suo Kappino 50ega truccato più di Moira Orfei che saliva su per le pettate come una biscia, Biros che ha fatto i fanghi a Giampa, Scal con una gomma posteriore da speedway su asfalto (ci credo che eri stanco!), Theo che va come una lepre ed il mitico Cesare che non si è mai sgomentato ed è sempre arrivato ovunque (grande mezzo la Alp 4.0!). Che giornata! Da ripetere!!!!
Il problema è noto (non a me purtroppo) nei motori KTM c'è il termostato che regola l'pertura della circolazione del liquido di raffreddamento, che non funziona bene ed è meglio toglierlo, lasciando il liquido a circolare liberamente. 

 

Mi ha scritto Cosimo dalle pendici dell'Etna, anche lui felice possessore di una RR 450, anche lui ha dovuto affrontare qualche piccolo disagio, risolto sempre in garanzia. In pratica i soliti difetti alle plastiche, al cavalletto e pure al serbatoio. Tutti risolti ed a parte questi inconvenienti, frutto dell'ormai noto fatto che siamo noi a testare le moto (leggi anche auto, sistemi operativi, cellulari, ecc.) e non i tecnici della casa madre, è soddisfatto dell'acquisto.

 

Cosimo dalla Sicilia

Album
Strade da Beta

novembre 2005

      

 

In pista a settembre a Nepi


       

 

L'ultimo giro in Beta Alp febbraio 2005

 

 

Sulla Felciana con Antonio e la sua Alp

    

  

Prova KTM 450

 
 

Un bell'incontro - dicembre 2005

Fuori è un tempo grigio, pioviggina e c'è nebbia, mi vesto ben bene, prepraro la GingeRR e scivolo via lento verso i boschi. I posti sono gli stessi, meglio andare sul sicuro.

Mi accorgo presto che la nebbia, più leggera nel bosco, trasforma il paesaggio rendendo originali le strade ormai note. Grandi pozze d'acqua mi riempiono gli stivali, devo assolutamente iniziare a mettere il domopack fra il pantalone ed il collo dello stivale, è seccante viaggiare con i piedi in ammollo.

Le strade sono fangose e scivolose, sono sempre più convinto della scelta di mettere il gel nel posteriore, la moto è stabile e scivola precisa anche sulle pietre bagnate.

Salgo fino alla cima, trovando tracce di precdenti passaggi enduristici, spengo il motore ma devono essere lontani perchè sento solo un gran bel silenzio. Sono in un paesaggio incantato, mi aspetto solo di vedere un uncorno o un cavallo alato che spuntino da dietro un rudere di pietra, un elfo o un troll a passeggio.

Ad un icrocio rimango incerto su qale sentiero prendere per tornare a valle, poi decido per il più semplice, visto che ogni tanto riprende a piovere. La nebbia si fa intensa, scendo in seconda con un filo di gas, lento assaporo le asperità del fondo, schivo una grossa roccia.

Ad un tratto una sagoma si staglia nella nebbia, qualcosa di grosso e scuro, di fronte a me, in mezzo al sentiero. Rallento, sembra un asino o un mulo, mi avvicino. Giunto a meno di dieci metri mi accorgo che si tratta di un grosso daino che mi guarda come se fossi un alieno ma per niente spaventato. Mi fermo e ci guardiamo a lungo, poi spengo il motore e subito dopo lui si getta nel bosco. Scendo a motore spento e guardo fra gli alberi, nella scarpata dov'è disceso; è lì, fermo a pochi metri.

Continuiamo a guardarci per un tempo indecifrabile, poi quasi simultaneamente io metto in moto e lui lento e tranquillo si allontana. Non so perchè ma l'incontro mi ha messo di buon umore, discendo fino in fondo, fino alla chiesa sconsacrata, poi guardo l'ora, ci penso per tre secondi, giro la moto e mi faccio la salita fino in cima a tutta! Una libidine!

Sono caldo, la moto è calda, ci divertiamo entrambi per altri dieci minuti, poi la discesa, una doccia per entrambi e fine della festa.

   

 

 

Ultimo giro dell'anno - 31 dicembre 2005

L'ultima volta che sono uscito per un breve giro nei boschi la Beta accusava un vuoto nell'apertura del gas per poi riprendere normalmente. Spalancare il gas anziché modularlo voleva dire sentire una netta perdita di potenza con affogamento, ma un solo istante poi riprendeva a girare regolarmente se tenuto su di giri. Portata in officina le è stato pulito il carburatore e cambiata la carburazione agendo sullo spillo, l'uscita di carburazione è attribuibile al freddo intenso di questi giorni ed al fatto che giro sempre attorno ai 700 -1.000 metri slm. La riprendo venerdì all'ora di pranzo, è decisamente cambiata, l'erogazione è pronta, mi rendo conto che forse era da un po' che ne aveva bisogno, sembra un altro motore! Domattina la provo dal vivo.

Salgo nel bosco dalla chiesa di San Quirico, tutto in torno la campagna è spruzzata di neve e ghiaccio, una pioggia fine rende tutto bagnato e scivoloso. Nel lungo tratto in salita che porta nel folto della vegetazione un misto di fango, neve e ghiaccio mi accoglie subito con la sua scivolosità. Preso il primo spavento cambio decisamente approccio regolandomi su una guida lenta e stabile, il pericolo più grosso è dato dal pericolo di scivolamento dell'avantreno, memore di precedenti cadute dovute proprio alla perdita d'aderenza della ruota davanti procedo lentamente schivando un banco di pecore bagnate fradice.

Più salgo più la pioggia si fa fine e battente, grandi pozze gelate scricchiolano ed esplodono al mio passaggio con un rumore sinistro. In punta di piedi salgo su per pietraie e canaloni coperti di foglie e neve. Il silenzio è straordinario, il paesaggio irreale. Trovo una traccia! Una strisciata di pneumatico tassellato da trial, potrebbe essere una Beta Alp 200 che una volta ho intravisto. Spengo il motore, silenzio assoluto di sottofondo, in primo piano invece una musica di gocce d'acqua e pioggia mi avvolge. Fa freddo, un freddo cane, non ci pongo attenzione e proseguo scoprendo tristemente che neppure il domopack funziona contro l'acqua negli stivali, maledizione! Ho la punta delle dita in ammollo ed inizio a sentire freddo ai piedi nonostante i calzini tecnici. Arrivo in cima e spunto sul piccolo spiazzo davanti all'asfalto della Pistoia Riola. Mi fermo e scendo per guardarmi intorno e sgranchire le gambe. Passa un'auto con marito e moglie, mi guardano come fossi Babbo Natale in persona!

Non mi scompongo, salgo su GingeRR e ridiscendo a valle, lentamente, stando sempre ben attento a dove metto le ruote. La pioggia incessante inizia a far danni, ho i pantaloni fradici, le mani e i piedi congelati, è il caso di non strafare, proseguo lentamente assaporando il gusto che mi da la nuova erogazione nonostante non possa sfruttarlo a causa della scivolosità del fondo. Assaporo il paesaggio incantato che mi circonda ed il fondo roccioso viscido ma affascinante nella sua composizione: roccia, terra, ghiaccio, neve, foglie. Arrivo all'asfalto, sento decisamente freddo, per fortuna ho deciso di scendere anziché restare nel bosco, le mani mi fanno male, anche i piedi, per non parlare delle cosce congelate. Arrivo a casa, fradicio, congelato ma felice. Un buon modo di finire l'anno.

 

   

Primi giri del 2006 - 7/8 gennaio

Appena possibile metterò il resoconto della prima uscita dell'anno e di un bel giro con neve a Cerreto d'Esi, ma anche di un fastidioso problema che spero venga risolto presto.

 

Cerreto d'Esi (Marche) Sabato 7 Gennaio

     

Scrive un amico, Scal KTM 400 (liberamente da tratto da un forum di amici comuni):

Epilogo:

Sono steso in terra tra foglie marce e fango, un piede enorme è sul mio petto due manone mi tengono il bracio e cominciano a tirare ... sento un cloc .... è fatta!

Il mio rewind comincia da qui, solo una manciata di secondi prima mi fiondavo (senza falza modestia) giù per un sentiero, nemmeno troppo in discesa, con la mente strapiena di momentio deliziosi ... sono senza occhiali perchè si appannano sempre e non c'era una "patata" disponibile per sfregarcerli sopra. Poi mi viene un dubbio, ... ci sono meno rami (provarte a prenderli in faccia senza occhiali) dove sono o dall'allta parte, è un attimo, cerco di cambiare solco, parte la moto ed io dietro, ho il ricordo vivissimo di me che percorro il sentiero a pelle di leone fino al punto in cui sento che il braccio esce dall'articolazione della spalla:

Da steso in terra penso ... o va dentro adesso o son dolori Dico subito ... qualcuno che mi tiri il braccio. Doktor Fon Fugzen, (lo Yeti buono) mi mette il piedone sul petto e... il resto è scritto sopra.

No così il rtacconto non va bene, cominciamo da capo: il 6 arriva Pablito (DR 400), il 7 Macello (Alp 4.0) e Fugzu: si parte!

C'è neve dapertutto e sul post Befana Off c'è il link per vedere dove veramante eravamo, anche se le foto appiattiscono le reali pendenze. Tentiamo in 3 posti diversi di svalicare, ma la neve comincia già dai 600 metri d'altezza e pensare di svalicare a 1000 è abbastanza improbabile.

Macello vince il gran premio della montagna con la sua betina essendo arrivato nel punto più alto possibile, circa 20 metri sopra tutti gli altri, ma vi assicuro che 20 metri su una mulattiera piena di neve e ripida possono essere tantissimi. Io vinco il premio del primo volo del 2006, ma è anche il primo della mia vita fatto in velocità e in un momento particolarmente godurioso ... tutta un'altra cosa rispetto a cadere per sfinimento cercando di restare in piedi.

Visita la pronto soccorso, in cui non trovano nulla di rotto (mi fa male anche il pollice della mano destra) ma il dottore si meraviglia molto che qualcuno sia stato capace di rimettermio a posto l'articolazione "in loco" ... non conosceva Fon Fugzen! D'altra parte Fugzu ci doveva riuscire, in quanto l'alternataiva di Macello era disossare per vedere di rimettere bene tutto dentro. Poi la sera si va in un agriturismo in cui ci strafoghiamo con 17 euro a testa mancia compresa . Poi fino alle una di notte con Fugzu e Macello a circondarsi di parole ........ Troppo bello. Un grande grazie a I compagni di avventura che hanno sfidato la neve ed il freddo per questa avventura (la mia prima sulla neve) ed a tutti gli altri, che senza avere interessi motoristici hanno condiviso con me ed Angela 3 giorni "Net" di goduria e rilassatezza.

 

   

Ed io aggiungo:

E' stata un'esperienza bellissima, il calore degli amici, il freddo dei sentieri. Primo premio alle frustate che ci siamo prese, di ogni tipo o ovunque! Particolarmente libidinoso col freddo! Una di queste frustate, mentre perlustravo un ipotetico sentiero in mezzo alle frasche, sulla Alp di Macello, mi fa perdere la vista. Perbacco! Non ci vedo più! E' tutto mezzo sfuocato! AAARGH! Ho perduto una lente degli occhiali nella neve! Panico! Arrivano i tre moschettieri in soccorso ed iniziano le indagini. Poi Santa Lucia fa la grazia, ritrovo la lente e riesco persino a sistemarla alla cieca. Fiat lux!

La moto non gira bene, il motore fa fatica a pprendere giri ed ogni tanto scoppietta o si spenge. No comment. Macello dice che i cavalli di razza sono così, performanti ma dalla caviglia debole. Forse ha ragione, vedremo.

Sono sbalordito, Scal e Pablito che vanno come schegge su strade bianche di stabilizzato, tranquilli, in piedi. Macello che sfida le valanghe e si getta in una memorabile arrampicata sulla neve lasciandoci tutti di stucco. Intorno paesaggi aspri, antichi, ora ghiacciati, ora innevati. Ogni tanto un guado, un tornante mozzafiato, una discesa ghiacciata. Un giro da ripetere con la stagione migliore perchè quel che abbiamo visto immagino sia solo la punta dell'iceberg.

Dimenticavo la parte più importante: che c@lo che ho avuto con Scal! Dopo aver assistito in diretta al volo e dopo aver visto Scal a terra dolorante, ho solo fatto l'unica cosa possibile al momento, cercare di sistemare la spalla prima che si potesse raffreddare (dopo sarebbero stati cavoli amari!). Dietro di me Macello affilava i coltelli, pronto ad un lavoretto estemporaneo (della serie stasera abbacchio di Scal alla scottadito :-). Per fortuna appena sollevato il braccio e tirato appena ho sentito "Clok!" e l'osso è tornato a posto. Mi dispiace Scal, il giro in elicottero lo faremo un'altra volta.. :-)

 

Pistoia domenica 15 gennaio.

        

Faccio fatica a scrivere perchè sono uscito nel bosco in questa splendida giornata che profuma di primavera. 4 gradi, il sole alto, il cielo limpido, il bosco asciutto.

Una meraviglia, finchè giunto in cima ad una pietraia mi si è parato davanti uno scoglio insormontabile, ho deviato a destra, mettendomi ad angolo retto rispetto alla via, in un piccolo slargo pianeggiante. Ma una grossa roccia ha bloccato la ruota anteriore facendomi perdere l'equilibrio a valle. Che botta! Credo che le cadute da fermo siano le peggiori.

Sono rotolato sulle pietre e mi sono rialzato. Niente di niente, a caldo. Adesso l'avambraccio sinistro è piuttosto dolorante e la mano un po' intorpidita.

Oggi mi sono un po' sdato con le pietraie, la moto, sistemata dopo gli inconvenienti dell'ultima uscita va che è una meraviglia. E' stata sostiuita la candela, smontato e pulito il carburatore, il motore ora gira bene, è pronto, potente ma mai nervoso. A parte qualche piccolo neo (ma chi non ne ha?) devo dire che si tratta di una grande moto, ben strutturata, equilibrata, ben ammortizzata. Per quanto possa contare il mio parere da non professionista, è la moto che sognavo. Piccola, leggera (per me), molto maneggevole, soprattutto nelle situazioni più difficili. Il motore è potente ma modulare, con un eccellente tiro ai bassi che aprendo si trasforma in pura energia.

 

Fugzu           Hai una Beta RR 450 o una Alp 4.0?  Scrivimi

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