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Basenji in Italia

Basenji in Italia non è un club vero e proprio in quanto non ha iscritti e tessere o quote associative: nasce  cinque anni fa quasi per gioco nel tentativo di incontrare i pochi appassionati italiani di questa strana razza e di raccogliere e diffondere  tutto ciò che riguarda questa razza: libri, film, documentari, articoli giornalistici o semplicemente esperienze dirette e fotografie.

Quasi subito si apre un dialogo , grazie anche alla versione in inglese, anche con gli appassionati e allevatori europei , americani e di qualunque parte del mondo.

La selezione dovuta al “mezzo tecnologico” di internet e  l’unicità del carattere dei basenji  fa si che si crei, negli anni,  un legame particolare, di amicizia fra i frequentatori. Uniti  solo dal piacere di condividere le emozioni legate a questo “non cane”, a questo amico, a questa creatura  che, chi la conosce veramente e apprezza, sa  essere alla fine…da amare proprio per il suo essere mai del tutto svelata.

Basenji in Italia ha origine sei anni fa dalla mia passione fin da piccolissima, per i cani,  dall’esasperazione  provocata dal continuo abbaiare di una dolcissima nostra femmina di pastore ungherese,  mentre avevo due bambini piccoli. E’ allora che, senza mai aver visto un esemplare dal vivo, ma solo nei libri più completi sulle razze canine, che decido che sarebbe stato mio “il cane che non abbaia”…

Non sapevo ancora che quella era la caratteristica che meno definiva un basenji!

Poi l’incontro con uno dei pochi allevatori in Italia all’uscita di una mostra, la visita al suo  allevamento, la prenotazione di una femmina tricolore…dato che già erano rari i basenji sul nostro territorio, perché non cercare il raro del raro? Un anno di attesa e poi la femmina non c’era …non riuscendo più attendere perciò acquisto  in  un negozio di animali una femmina fulva che scopro poi proveniente dall’Ungheria solo alla consegna del pedigree.

Fin dall’inizio capisco che il basenji non è un cane , ha una individualità unica che lo differenzia da qualunque altra razza canina domestica…L’allevatore che avevo contattato non mi è di grande aiuto nell’educazione e i consigli per la convivenza: lui li  alleva in gabbie in aperta campagna, lontano da casa…

I veterinari non sanno neanche se il basenji è un cane o un coniglio…

La cosa strana è che pur non essendo facile il primo anno pensiamo quasi subito a come avere una altra cucciola, finalmente tricolore nera.

Se ami il tuo basenji dopo un po’ uno solo non ti basta…

Acquistiamo un maschio fulvo  dall’allevamento precedentemente contattato e facciamo accoppiare la nostra femmina con un suo maschio tricolore…

In un attimo ci troviamo con 9 basenji in giardino :la nostra femmina al secondo calore da alla luce ben 7 cuccioli sei fulvi e una tricolore. Venderli o anche solo regalare i primi sei cuccioli è davvero difficile ma proprio grazie a  un anno e mezzo  di convivenza, vissuto ad osservare un vero e proprio branco, inizio a capire il loro comportamento sociale di gruppo e individuale, sia maschile sia femminile. La femmina anziana è la capo branco, i cuccioli vengono tenuti sotto controllo e coccolati dal maschio adulto, mentre alle cucciole femmine vengono insegnati i  rudimenti della caccia. La capo branco seleziona una femmina  e la elegge “lepre”, lei con le altre la inseguono in corse con traiettorie non lineari e stop improvvisi fino a prenderla e bloccarla buttandola a terra prendendole le zampe. I maschi guardano l’addestramento immobili e si dedicano, ogni tanto, solo al gioco puro, al rito, ripetuto più volte al giorno, anche in presenza (e con la partecipazione) degli “umani”, del “ masticarsi a vicenda” che tiene unito e gratifica tutti gli esemplari del branco.

Frequentiamo per un paio di anno le esposizioni e il maschio diventa campione italiano  mentre la cucciola tricolore riceve numerosi premi. Le soddisfazioni sono grandi e impreviste ma  stranamente i contatti e gli scambi con altri possessori o allevatori italiani sono praticamente inesistenti.

Facendo ricerche scopro i nomi degli  allevatori del passato: i basenji Pulcinella  di Napoli o del Regno di Saba di Milano ma non riesco a contattarli. Altri allevatori tentano l’avventura ma ben presto abbandonano perché scoprono che il basenji non è una razza di facile diffusione…I giudici italiani  non hanno grandi idee di come dovrebbe essere un basenji…allora decido di interpretare io lo standard italiano, prendo posizione: deve essere il più vicino possibile a quello dei primi esemplari importati dall’Africa.

I  miei cani vivono all’aperto, in un clima continentale con estati umide e calde e inverni freddi e piovosi, sono “rudi” e a pelo setoso ma durante l’inverno più fitto. La coda ben arricciata ma folta non è tenuta tosata per le mostre. Sono come se venissero dal loro habitat originario… Prediligo gli esemplari con massima predominanza fulva  e pezzatura delle estremità uniforme, anche negli esemplari tricolori cerco il minimo di bianco e la maggior definizione possibile fra i colori.  Nello stesso tempo allevo le cucciolate in casa  a stretto contatto con la famiglia, perché ho scoperto che oltre l’aspetto anche il carattere è parte fondamentale in ogni singolo basenji. Di generazione in generazione cerco di selezionare e tramandare anche le doti caratteriali migliori.

I basenji non si ritengono cani quindi crescerli  a contatto, fin dalle prime ore di vita con  persone e animali, renderli partecipi il più possibile alle più diverse esperienze di vita familiare li rende docili, dolci e ubbidienti. Se tenuti isolati possono diventare timorosi, asociali e mordaci .

Una volta svezzati  seleziono  anche i  futuri proprietari educandoli  alla convivenza  con pochi semplici consigli di base fondati sulla regola base di considerare il basenji non un cane ma piuttosto come un bambino.

Solo il tempo, internet e un silenzioso passaparola  dei veri amanti della razza iniziano a  portare allo scoperto  gli appassionati italiani che io definisco scherzosamente in tutto e per tutto simili ai loro basenji quindi, attualmente, non raggruppabili in realtà e associazioni tipiche delle altre razze canine.

Comunicare  e condividere soddisfazioni, emozioni o problemi di varia natura (caratteriali, riguardo la salute  o burocratici) fanno si che dopo diversi anni  sia normale che telefonicamente, per lettera o venendo direttamente trovarmi sia in contatto con  più di una quarantina di  possessori (posseduti) di basenji oltre a quelli a cui direttamente ho venduto i  miei cuccioli (24 cuccioli di 5 cucciolate di tre femmine diverse). Non so esattamente quanti basenji ci siano sul nostro territorio ma sicuramente non arrivano al centinaio.

Mettere in contatto possessori o semplicemente appassionati di basenji ”vicini” per fare due chiacchiere o per un eventuale accoppiamento e cucciolata o solo per scambiarsi informazioni riguardo alla partecipazione a mostre è ciò che tiene in vita la nostra piccola realtà amatoriale.

Vengo anche contattata da chi pensa di avere un meticcio con “sangue basenji”: ho  inserito nel sito  una sezione di foto di “quasi basenji” perché ho scoperto che le persone che mi hanno contatto, spesso non conoscendo le caratteristiche fisiche e mentali della razza pura, adorano  nei loro meticci proprio tutto ciò che il loro cane ha ereditato dall’antenato basenji, visibile e non. Mi è stato raccontato che negli anni ’70 in una regione italiana del Nord Est, viveva una famiglia nobile che aveva numerosi basenji che teneva liberi e che probabilmente si sono accoppiati con cagnette locali generando numerosi mezzosangue basenji nelle campagne circostanti.

A dicembre 2002 ho stampato e sto diffondendo via posta, una raccolta di informazioni e foto (ARCHIVIO BASENJI) per poter fornire nuovo materiale  agli appassionati italiani (anche quelli che non accedono a internet: le riviste del settore ciclicamente ripetono le stesse pagine di informazioni), non essendo facile per tutti reperire i libri  all’estero o tradurli dall’inglese. Ho raccolto materiale da internet, dopo aver  visitato il Museo Egizio a Torino, il Louvre e il Museo di Antropologia a Parigi, ho letto le fonti più disparate alla ricerca di indizi nuovi, tracce che documentino il passaggio silenzioso e immutato del basenji   attraverso il tempo…

E’ il piacere di averli vicini, lo stare bene insieme, mentre accarezzo i miei quattro basenji, non pensando a niente, a spingermi, quando non sono con loro,  a cercare di trovare anche nelle altre passini della mia vita i più nascosti legami con loro.

Nessuna parola potrà mai spiegare cosa si prova a  guardare negli occhi un basenji: non si riesce mai a capirlo fino in fondo, si sente che c’è fra Voi e Lui un legame e uno scambio di sentimenti ed emozioni primordiali davvero unico e immutabile. Forse gli stregoni in Congo quando li avevano scelti come tramite per il dialogo con le divinità dell’aldilà avevano avuto intuizioni simili? …i “basenji chiodati”, statue in legno scuro di cani dagli occhi a mandorla e dalla dentatura forte, con la coda arricciata sulla schiena e una campana al collo, riportati nel vecchio continente da gli esploratori di fine ottocento ed esposti nei musei di Parigi e Londra, ne sono la prova silenziosa.

 

Basenji in Italy

“Basenji in Italy” is not a real club as it has not registered members, membership cards and fees. It was born five years ago as a game in order to meet few italian lovers of this strange breed and to collect and spread anything about Basenjis: books, films, documents, articles or simply direct experiences and photos.

Soon after “Basenji in Italy” foundation, a dialogue began also with European and American lovers and breeders, thanks to the translation of the web-site into English.

The selection due to Internet and the uniqueness of Basenji’s personality has made possible to create during the years a particular bond of friendship among the frequenters. They are liked just by the pleasure of sharing emotions connected with this “not dog” and friend; whoever knows this creature knows that it must be loved for its mysteriousness.

“Basenji in Italy” originated six years ago from the passion I have been having for dogs since when I was a child and from the exasperation, that the continous barking of a sweetest Hungarian female of Kuvasz, provoked in me when I had two little children. At that time, although I had never seen a Basenji, I decided that it would be mine the “unbarking dog”…

I didn’t know that it was not the much important characteristic of Basenjis!

Later I met one of the few italian basenji breeder at a dog show, I visited his kennel and booked a tricolour female. As basenjis were very uncommon in our country, why not looking for something still more exceptional?

I had to wait a year to discover that it was impossible to get the female I wanted. But I couldn’t wait yet, so I bought a red female in a pets shop and discovered from its pedigree that it was from Hungary.

Since from the very beginning I understood that Basenji is not a dog, it has a unique personality making it different from any other dog breed. The breeder I had known was not very helpful to me and I couldn’t know from him how to educate a basenji and to live with it: in fact he bred his dogs in the country, in cages, far from his house…

Moreover, italian veterinarians didn’t know at that time if basenjis were dogs or rabbits…

But the strange thing was that, although the first year with the dog was not simple, my husband and I wished to get a tricolor female from our litter .

If you love your basenji, you need more than one…

Therefore, we bought a red male and made our red female couple with a tricolor male owned by the breeder previously known…

Suddenly we had 9 basenjis in the garden: our first litter was of 7 puppies, six were red and one tricolor. Selling or just giving the first six puppies was really difficult but thanks to one and a half  years spent to observe a real pack I could understand their social and individual behaviour.

The eldest female is the leader of the pack, the puppies are held under control and cuddled by the adult male, while the female puppies learn to hunt. The leader of  the pack selects a female  and elects her “hare”. She is chased and stopped by the other females. The males look at this training and sometimes play to bite each other when human beings stare at them.

We attended for a couple of years some dog shows and our male became an Italian Champion, while our female tricolor puppy got a lot of prizes. We were very satisfied, but it was very difficult to get in touch with other dog owners or breeders.

Doing some researches, I found out the names of some breeders of the past: Basenji Pulcinella: a kennel from Naples or Basenji del Regno di  Saba: Kennel from Milan, but I could not get in touch with them. Some other breeders tried to find Basenjis breeders but they yielded soon as they understood that basenji is not easy to breed… Italian judges have great ideas about how a basenji should be; so I decided to interpret the Italian standard. I thought that basenji had to be very similar to the first dogs imported from Africa.

My dogs live in the open air in a country having a continental climate with wet and hot summers and cold and rainy winters. Their silky hair becomes thicker during the winter. Their curly tail is not cut for shows. I prefer red Basenjis and in the tricolor dogs,  I don’t like too much  white and I look for the best definition among colours.

I breed puppies in my house so they are in touch with my family; I have in fact found out that the personality of any Basenjis is very important. From generation to generation I try to select and transmit their best qualities.

Basenjis do not think to be dogs, so it is important to grow them with human beings; they are happy to participate in the family life; this makes them obedient, tame and sweet. When kept alone and isolated, they become afraid, asocial and aggressive.

After weaning them I select their future owners advising them not to consider their basenji a dog, but rather a child.

Thanks to Internet and the elapsing of time I have known some italian basenji lovers who, in my opinion,  are very similar to their dogs and for this reason can not be grouped in Club, now, according to the characteristics of the other dog breeds.

It is natural that after sharing satisfactions, emotions or different problems with other basenji owners I am in touch with over 40 persons, not considering those to whom I sold my puppies (24 dogs belonging to 5 different litters from 3 different mothers). I do not know exactly how many basenjis live in our country but probably they are not yet one hundred.

It is fundamental for our simple collector’s experience to talk to other basenji owners or lovers; we can exchange opinions about different problems, information about dog shows etc.

Recently I was contacted by some people who thought to own a half-breed having “basenji blood”. This suggested to me to create in my web-site a page containing the pictures of “half-basenjis”. The owners of these particular animals loved in fact in their dogs what they had inherited from their basenji ancestors. I was told that in the 1970s a noble family living in north-east Italy kept a lot of free basenjis. Probably these animals coupled with local dogs begetting “half-basenjis”.

In December 2002 I printed a collection of information and pictures (Archivio Basenji) and now I am sending it by mail to basenji lovers so that they get some news on their favourite dogs. I collected information from Internet after visiting the Egyptian Museum in Torin, Le Louvre and the Anthropology Museum in Paris; I read a lot of documents looking for new signs and tracks testifying the silent passage of Basenjis during the times…

I am very pleased to keep my four basenji near myself, I get on very well with them and they relax me.

No word can explain what one feels looking into basenjis’ eyes. You can not understand it completely, but you feel that there is a deep bond between you and it and a unique exchange of feelings. Perhaps the wizards in Congo had similar perceptions when they chose them as a means for their dialogue with Gods. “Nailed Basenjis”, wooden statues of dogs having almond-shaped eyes, strong teeth, a curly tail and a bell on their necks, are the silent proof. These statues were imported into the Old Continent by some explorers at the end of the 19th century and shown in Paris and London Museums.

 

Basenjit Italiassa